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A piedi

N. 7 - Sentiero del Monte Calbarina e del Monte Piccolo

A piedi         Elevato interesse: flora 

I tempi di percorrenza sono calcolati per un escursionista allenato, possono variare a seconda della preparazione e dell'interesse specifico per le particolarità del tracciato.

Dall’incrocio in località Costa di Arquà, tenendo sulla destra il tempietto della Fonte Raineriana, si imbocca la strada verso Galzignano e dopo circa 50 metri si vede sulla sinistra il cartello che indica l’inizio del sentiero che, nel suo tratto iniziale, si presenta cementato e delimitato da siepi e specie spontanee.

N. 7 - Sentiero del Monte Calbarina e del Monte Piccolo
N. 7 - Sentiero del Monte Calbarina e del Monte Piccolo
 

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In leggera salita si attraversa il lato sud del Calbarina, tra coltivi e bagolari, sambuco, ligustro e melograno. Dall’alto si osserva il Lago della Costa, specchio d’acqua naturale alimentato da sorgenti termali, dove vennero recuperati reperti archeologici risalenti all’Età del Bronzo.

Come prima variante, si procede a sinistra, in quota, su una carrareccia tra siepi, uliveti e proprietà private fino ad un bivio, dove si tiene la sinistra fino a entrare in via Costa; si svolta subito a destra, fino al bivio a sinistra per il M. Piccolo. Si segue la leggera salita, proseguendo a destra, costeggiando alcuni coltivi delimitati da siepi di robinia, olmo, acero campestre, bagolaro. In breve, la presenza di frassini, castagni e noccioli, segna il cambio di versante. Il sentiero attraversa un bosco di robinia, curva e sale fino a un muretto a secco. Imboccata una scalinata si osserva un tratto di bosco misto a roverella con presenza di erica arborea e corbezzolo ed, infine, un fitto bosco a prevalenza di castagno. Al termine della salita giungiamo ad una staccionata, punto di incrocio con il Sentiero Atestino.

La seconda variante prevede la svolta a destra al termine della salita del versante sud del Calbarina, tra un’interessante vegetazione campestre e spontanea. Poco dopo, si segue  la direzione per l’area umida di Corte Borin; il bosco è più fitto con sottobosco caratterizzato da edera e pungitopo. La discesa sbuca nell’area di sosta presso lo stagno. Il cammino riprende seguendo il sentiero sul piano della campagna, costeggiando campi e noccioli e, dopo leggera salita, la piazzola recintata di via Mondonego. Prosegue entrando in un boschetto di gelso della Cina, seguito da ampi spazi aperti. La radura successiva è un vegro calcareo dove in primavera fioriscono numerose specie di orchidee; lungo il sentiero in salita prevalgono arbusti di rosa canina e scotano con frassino, roverella, acacia, ailanto e carpino nero. All’imbocco del bosco, nei pressi di una panchina, compaiono alcuni lecci, mentre poco oltre inizia l’area del rimboschimento a pino nero.

Il sentiero costeggia altre aree di vegro, esposte a sud-ovest, con elementi di macchia mediterranea quali il leccio e il cisto a foglie di salvia. Riprende una leggera salita tra ginestre e pini neri fino all’altezza di un maestoso cipresso, dove il sentiero scende facendosi sempre più ripido e dopo un’ampia curva giunge ad un bivio. Proseguendo diritti si arriva ad un punto panoramico; tornando indietro, dopo un tornante, l’anello si chiude e il sentiero si ricongiunge alla traccia iniziale.

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